Idrocefalo e malattie complesse nell’anziano

Idrocefalo normoteso, diabete mellito, ipertensione arteriosa sistemica. Possibili relazioni ed interazioni tra malattie complesse nell’anziano.

L’aumento della vita media, ha  costretto, la società tutta ad affrontare molteplici problemi legati alla gestione di un numero sempre crescente di soggetti affetti da patologie complesse, spesso in associazione, e invalidanti. Un ruolo prioritario spetta alla demenza, in forte crescita nei paesi più sviluppati e di grande impatto economico. La prevalenza della demenza nei paesi industrializzati oscilla intorno al 5% (3,4% – 6,7%) nei soggetti di età superiore ai 65 anni; questi tassi raddoppiano approssimativamente ogni 5 anni di età, almeno fra i 65 e gli 85 anni.

Si stima che dal 5 al 14% dei pazienti, attualmente, domiciliati presso residenze assistite o affidati alle cure domiciliari possano avere un idrocefalo normoteso o cronico o dell’adulto(11). Particolare attenzione viene, oggigiorno, rivolta alla malattia di Alzheimer e alla demenza vascolare, che sono le forme più comuni nei paesi industrializzati (9), le quali in atto incurabili sono anche fonte di una spesa sanitaria importantissima, necessaria per sostenere i pazienti e le famiglie degli stessi. Tale prevalenza, di queste malattie, ha portato a considerare spesso la demenza come una patologia inesorabilmente progressiva ed irreversibile, trascurando quelle forme secondarie che, se diagnosticate correttamente, diventano suscettibili di trattamento.








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In particolare parecchi studi clinici suggeriscono un associazione tra malattie cardiovascolari e una maggiore possibilità di sviluppare IN (1-6).

Un recente studio clinico norvergese, ha correlato la manifestazione di una malattia cardiovascolare nei pazienti con idrocefalo normoteso con Il Nord-Trøndelag Health Study (HUNT3, il più recente studio di salute pubblica norvergese, 2006-2008). Da questa analisi gli autori, hanno evidenziato che i pazienti affetti da idrocefalo cronico hanno un significativo aumento della frequenza di ammalarsi di ipertensione arteriosa (maggiore  negli uomini rispetto che nelle donne), di angina pectoris (uomini = donne), di infarto miocardico (maggiore negli uomini), oltre che una aumentato riscontro di diabete mellito (quasi tre volte di più rispetto la popolazione di controllo). Questo studio scientifico arriva alla conclusione che vi è una significativa prevalenza della patologia cardiovascolare nei pazienti con idrocefalo, gli stessi dati  scientifici evidenziano, inoltre, che le malattie cardiovascolari espongono i pazienti ad una maggiore possibilità di sviluppare idrocefalo cronico (7).









Studi scientifici ancor più recenti (2016) hanno evidenziato, infine, che la lesione della sostanza bianca cerebrale (la parte di tessuto cerebrale che sostiene e nutre la corteccia cerebrale o sostanza grigia), associate a malattie dei piccoli vasi ed ischemia della sostanza bianca cerebrale sono comuni nell’idrocefalo normoteso, suggerendo che vi sia un meccanismo vascolare che potrebbe essere alla base dello sviluppo dell’idrocefalo normoteso (8), gli stessi autori arrivano a medesime considerazioni riguardo il diabete mellito e la possibilità che tale malattia possa partecipare alla sviluppo dell’idrocefalo normoteso, o quantomeno ad accelerarne il decorso.

Pertanto, diventa, importante da parte dei medici curanti notare la comparsa di sintomi correlati all’idrocefalo normoteso (disturbi nella marcia e dell’equilibrio, deficit della memoria a breve termine, disturbi della sfera genito-urinarie (principalmente urgenza ed incontinenza urinaria), in pazienti noti per altre malattie, certamente più comuni e frequenti, al fine di indirizzare i propri pazienti verso una valutazione specialistica ed un corretta diagnosi, prima che i danni possano diventare irreversibili.








Bibliografia

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  • Fonte Censis 2016 – http://www.censis.it/7?shadow_comunicato_stampa=121049
  • Marmarou A, Young HF, Aygok GA: Estimated incidence of normal-pressure hydrocefalus and shunt outcome in patient residingg in assisted-living and extended-care facilities. Neurosurg Focus 22 (4):E1, 2007.